domenica 14 febbraio 2010

Sabato notte prima di S.Valentino.

Stanotte sono salito fino all'ultimo piano, sul terrazzo condominiale.
Faceva freddo e tirava un po' di vento, tanto che per accendermi la sigaretta ho dovuto coprire la fiamma con la mano che non reggeva l'accendino.
Il silenzio era tale che riuscii a distinguere chiaramente il rumore della brace che ardeva sulla punta della Lucky Strike ad ogni boccata.
Mentre tra una tirata e l'altra mi godevo l'aria pulita, lavata da quella nevicata farlocca di qualche giorno fa e dalle successive pioggerelline, mi appoggiai al parapetto.
Chiusi gli occhi e mi misi ad ascoltare.
Non so ancora se dipese dalle condizioni atmosferiche o da una sorta di allucinazione, ma la quantità di rumori che riuscii a percepire fu enorme.

Sentii il frusciare di tonnellate di rose rosse, a cui mi sembrava facesse curiosamente eco il frusciare di parecchie banconote.

Sentii il rumore di carta da regalo che si avvolgeva attorno ad oggetti, comprati per comprare. Comprare perdono, affetto, affiliazione, devozione, redenzione. Altri usati per marchiare in modo subdolo e perifrastico il collo, la mano, il polso, le orecchie e dire al mondo: questa persona è mia... Tanto spesso nel senso di possedere, non di tenerci (cit.).

Sentii il rumore delle portiere d'auto che venivano chiuse ipocritamente, per una volta l'anno con galanteria da Lui, mentre Lei, sedendosi, cerca di sistemarsi la corta gonna per non svelare troppo, nè troppo poco. Poi il rumore del motore delle automobili che, al contrario dei soliti sabati sera passati a girovagare senza meta, partivano con traiettorie definite e precise, dettate da accurate pianificazioni per la serata.

Sentii il rumore di posate che toccavano piatti di porcellana bianchissima nei ristoranti.

Sentii i gemiti di diversi amplessi, a causa di quel sesso da grandi occasioni. Quello che ti senti quasi obbligato a fare, tanto per sottolineare qualcosa.
Una di quelle occasioni in cui Lei decora la figa e le tette con pizzi e merletti, per i più tradizionali, con latex e cuoio, per i più esigenti. E mi sembrò di sentire proprio lo strofinio del pizzo sugli abiti, mentre questi venivano sfilati, mentre da qualche altra parte un tintinnio di manette accompagnava lo scricchiolio di un corpetto in pelle.
Una di quelle occasioni in cui Lui, magari, per una volta non pensa solo ad infilarglielo dentro e di farsi fare praticamente una sega con qualcosa di umido e caldo e che non sia una mano, propria o di qualcun'altro. E sentii il rumore della stoffa tendersi sotto la pressione di erezioni umidicce, che finivano di lì a poco, con un rumore simile ad una pistola ad acqua che spara in un calzino, a causa dell'ansia di voler rendere migliore, più importante, per una volta, una cosa fatta ormai centinaia di volta in maniera troppo distratta.

Strinsi ancora un po' le palbebre e sentii il rumore di mille preparativi per il giorno dopo, il vero giorno della festa. Preparativi che si concludevano con persone che si rigirano tra le coperte, tenute sveglie dal battito cardiaco accellerato per il desiderio di qualcosa di speciale.

E mi parve di sentire anche il suono dell'aria compressa che viene rilasciata, quando le porte dei treni ad alta velocità si aprono, vomitando persone innamorate tra le braccia di altre altrettanto innamorate che finalmente si riuniscono. E il rumore, impregnato di eccitazione e aspettative, di due coppie di piedi seguiti dal ritmico rullio delle ruote di un trolley.

Sentii il ronzio sempre più eccitato delle centraline per la telefonia mobile e di quelle per il flusso dati internet, per suppportare sms e chat, i Cirano d'oggi, che ti aiutano a comunicare e grazie alla dislocazione spazio-temporale ti fanno dire cose anche più fighe di quanto non faresti di persona.

Sentii il rumore di tantissimi baci: quella piccola inalazione d'aria mentre i volti si avvicinano; il dischiudersi della bocca, con il suono delle labbra che si staccano l'una dall'altra, liberandosi di quella sottile patina creata dalla saliva; il contatto con labbra estranee e al contempo familiari, dietro le quali si preparano suoni liquidi e striscianti.

Sentii anche il rumore di tante sigarette accese come la mia, lo sfogliare di pagine di libri e fumetti, di caffè messi sul fuoco per aiutare nello studio, di cassetti che si aprono su vecchie lettere ingiallite, di bocche che ormai russavano davanti a televisori accesi.

Poi ad un tratto aprii gli occhi.

Decisi di non guardare oltre a tutte quelle coppie e alle loro aspettative riversate in un momento apicale, che, per sua definizione, passa.
Molti, sicuramente, si illudono. Molti, sicuramente, ingannano qualcun'altro, oltre che sè stessi. Molti, sicuramente, causano del dolore. Molti, sicuramente, fanno quello che fanno tutti gli altri e pensano così di avere una giustificante.
Molti altri, sicuramente, amano e questo li giustifica.
Il problema per ora non mi riguardava.

Ascoltai il suono della mia ultima tirata. Ascoltai il sibilo della sigaretta, dopo averla gettata in una pozza di acqua piovana. Ascoltai il rumore dei miei passi per le scale. Ascoltai lo scricchiolio delle fredde e solitarie lenzuola, fresche di bucato, e mi addormentai.


As Your Life In Hell

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