martedì 23 febbraio 2010

Lettera aperta a Isacco ed Ifigenia.

Cari Isacco ed Ifigienia,

Vorrei iniziare questa mia missiva con una breve citazione:

"[il sacrificio è] un atto religioso che, attraverso la consacrazione di una vittima, modifica lo stato della persona morale che lo compie o di taluni oggetti che la riguardano"
Marcel Mauss ed Henri Hubert
citati in Martine Segalene, Riti e rituali contemporanei

(Così con qualche parola saggia sul tavolo posso spacciarmi anch'io per persona intelligente.)
La citazione si inserisce in un discorso più ampio, che ha la sua conclusione nell'affermare che l'essenza di un rito consiste nell'atto di credere ai suoi effetti.

Immagino che entrambi siate davvero interessati a sapere se questi effetti, al di là di ciò che credeva chi ha compiuto il rito su di voi, si siano avverati.

Prima le signore.

Ifigenia, cara dolce fanciulla, posso solo imaginare cosa tu possa avere passato.
Quasi riesco a vederti che arrivi ad Aulide scortata da tua madre e da tuo fratello, tutta contenta per l'imminente festa di fidanzamento con Achille. Però già lì ti dovevi insospettire, voglio dire Achille era uno dei fighi più fighi del tempo. E' come se oggi dicessero ad una ragazzina emo: "Guarda, in quella stanza c'è Jonny Depp che ti vuole sposare", diciamo che in poche ci crederebbero. Però tu dalla tua hai che te l'aveva detto il tuo papà, a cui volevi tanto bene. E che fai? Non vuoi credere ad una persona a cui vuoi bene, che dice a sua volta di volertene e che magari ti aveva promesso di proteggerti con il suo possente scudo?
E chissà com'eri eccitata mentre le serve ti vestivano con i drappi più belli, fatti con stoffe così delicate da accarezzare i soffici peletti del braccio come un soffio di vento e strapparti un brivido, che finiva poi in una risata imbarazzata. Sì, perchè pensavi che il fidanzamento era il primo passo, poi sarebbe arrivato il marimonio e con esso tante esperienze nuove.
E poi la ghirlanda sul capo, con le bende ornamentali che cadevano fino a terra. Già ti sentivi sposa. Già ti sentivi regina.
Mentre percorrevi il corridoio del palazzo, però, le guardie intimano a tuo fratello e a tua madre di restare indietro. Solo tu potevi entrare nella sala cerimoniale.
Oreste, con il suo solito fare da sbruffone, tipico dei maschi della vostra famiglia, aveva già la mano sull'elsa della spada, non disposto a soprassedere alla mancanza di rispetto di due guardie nei confronti del vostro rango reale. Tu, vedendo che Clitennestra veniva colta da un mancamento e che cercava con le mani un appiglio sul muro per non cadere, hai appoggiato delicatamente il tuo palmo sulle nocche imbiancate di tuo fratello, sussurrandogli all'orecchio di occuparsi di vostra madre. Poi ti sei voltata e hai varcato la soglia.
La stanza era buia, volute di fumo bianco si alzavano dal braciere interrato al centro della stanza e rimanevano imprigionate, nonostante l'oculo aperto sul soffitto. In questa nebbia il fuoco che ardeva illuminava i volti degli uomini che ci stavano attorno, in piedi e in silenzio, con i capi chinati. La luce dal basso, fioca e danzante, delle fiamme dipingeva sui volti delle maschere grottesche, su cui ogni ruga sembrava un crepaccio, come quelli che sia aprono tra le montagne della tua terra. Ma tu avevi riconosciuto i volti celati sotto quelle maschere: Menelao, Ulisse, altri grandi re della Grecia, ma soprattutto lui: tuo padre, la cui volontà era stata piegata dalle parole dei suoi alleati e dal desiderio di affermazione guerresca.
Nessuno osava guardarti. Anche perchè eri bellissima.
Dall'ombra come un animale feroce spuntò una mano che ti afferrò un braccio. La mano era ossuta e la sua pelle ruvida graffiava la tua così delicata. Alle tue spalle c'era Calcante, l'indovino, che nell'altra mano stringeva il pugnale rituale.
Tu in un attimo avevi già capito e gli occhi ti si riempivano di terrore per quello che stava per accadere. Cercavi disperatamente con lo sguardo gli occhi di tuo padre, ancora fissi su fuoco davanti a sè, mentre ti dimenavi per resistere alla spinta del vecchio verso l'altare davanti al focolare.
Poi lui alzò lo sguardo e tu ti sei sentita persa, il cuore gettato in un pozzo così profondo che l'acqua non riflette la luce del sole, un senso di abbandono totale. Avevi ormai capito che lui non si sarebbe mosso per aiutarti, qualcosa di più grande di te aveva bisogno di essere placato.
Allora tu smisi di opporti e come in trance ti sei fatta portare fino all'ara. Cominciarono le preghiere, ti cosparsero il capo con semi ed acqua, che colava fin sul ripiano inclinato dell'altare, creando rivoli scuri sulla pietra. Calcante alzò il pugnale e, mentre tu già pensavi che sarebbe finita, ti tagliò solamente una ciocca di capelli, che gettò tra le fiamme. Con gli occhi chiusi sentivi che l'odore acre dei capelli bruciati riempiva la stanza e immaginavi che gli occhi delle persone attorno al fuoco si stessero riempiendo di lacrime. Almeno lo speravi.
Il taglio della lama fu velocissimo, così come lo spruzzo di sangue che imbrattò l'altare, mentre il sangue che colava tra le fiamme a contatto con le braci emetteva un sibilio quasi gioioso. Eri ancora viva quando, tra le orazioni di tutti, l'indovino ti spinse dentro il focolare, ma tanto non avevi più voce per lamentarti.

Vorremmo tutti credere alla favoletta consolatoria di Artemide che ti salva all'ultimo e ti scambia con una cerbiatta, per portarti in Tauride e fare di te la sua assassina numero uno. Questa l'hanno inventata dopo per poter dire alle bambine di fare le brave e non rompere se gli si chiede di fare qualcosa, che dopo c'è il premio per chi obbedisce. Ovviamente tutti scopriamo che non c'è.

Ora ti chiederai: "è servito a qualcosa il sacrificio?"
Non so se ti è di qualche consolazione, ma la risposta è sì. Con il tuo olocausto il mare della Beozia si calmò e tuo padre potè partire alla volta di Troia con tutta la flotta degli Achei.
Bisogna aggiungere che la sua partenza comportò una guerra sanguinosa, che durò dieci anni, rase al suolo una città-stato e disperse un popolo. Tua madre non si riprese mai dalla tua uccisione e quando tuo padre tornò dalla guerra lo uccise pugnalandolo nella sala del trono. Ben gli sta, verrebbe da dire. Se non fosse che Oreste, obbedendo ad un mal celato senso dell'onore, finì per vendicare vostro padre uccidendo tua madre e meritandosi a sua volta una punizione. Mica con uno schiaffetto sulla mano, purtroppo mi duole dirti che è stato sbranato vivo dalle Erinni, in modo, penso, particolarmente doloroso.

Mi dispiace.

Ora tocca a Isacco.
A te in confronto è andata di lusso, ma non è stata una passeggiata di salute nemmeno la tua vicenda.

Immagino non debba essere stato male all'inizio, sarai stato coccolato tantissimo. Voglio dire per tutta la faccenda del tuo fratellastro che tuo padre aveva avuto da Agar.
Probabilmente, se non te l'hanno raccontato, non te lo ricorderai, ma Agar era la serva di casa, probabilmente ti avrà anche cambiato un tot di pannolini o l'equivalente kosher che usavate. Ecco tuo padre, ovviamente interpretando malamente e in perfetta buonafede una rivelazione fattagli da Dio in persona, ha avuto un figlio da Agar: Ismaele. Si sa, gli umani sbagliano, non sia mai che Dio possa aver fatto delle affermazioni sibilline. Infatti prontamente dopo soli tredici anni dalla nascita di questo bambino, il Pezzo Grosso si fa sentire e annuncia la tua imminente venuta insieme all'obbligo della pratica della circoncisione. Mi spiace.
Ecco, poi arrivi tu e si crea qualche attrito per via del fatto che Abramo coccola più te o cose del genere. Per farla breve Agar e figlio finiscono nel desero con un(1) otre d'acqua e un(1) pane.

La simpatia non finisce qui. Un giorno arriva la notizia, per direttissima da Dio, che tu devi essere sacrificato.

Tuo padre, bene o male quello che consideri il più fico di tutti, il tizio che parla con Dio, quello che ha messo in cinta la cameriera in suo nome, quello che ha condotto i negoziati per salvare Sodoma e Gomorra dalla pioggia di fuoco, quello che spacciò al faraone la moglie per la sorella pur di non farsi accoppare. Ecco il tuo modello di vita ti dice: "E' una bellissima giornata... andiamo a fare una passeggiata su questo monte..." pure tu non eri proprio il primo della classe, eh?
Mi chiedo cos'avrà usato per convincerti. Immagino ti abbia detto che c'era un pozzo di caramelle gommose custodite da dei mini pony o datteri al miele, se usavate quelli. Certo che quando vedevi che nella bisaccia metteva un coltellaccio, delle corde e la merenda per uno, ti potevi insospettire. Ma è anche vero che se hai concesso la tua fiducia, ormai l'hai data.

Tu mi verrai a dire: "Beh, alla fine mi ha risparmiato. Ha mandato l'angelo a fermare la sua mano."
Sì, beh il sacrificio ha valore se credi negli effetti che questo porta e il fatto che sia stato fermato vuol dire che l'avrebbe fatto. Quindi virtualmente sei stato sacrificato per l'obbedienza a questo Simpaticone, siccome nessuno aveva fatto niente, viene da pensare per prevenire scoppi d'ira contro la tua gente.
Beh, vediamo se sul lungo periodo il sacrificio di un paio di pantaloni buoni e di parecchie ore di sonno, tormentate da incubi terribili dove tuo padre tenta di sgozzarti, è servito a qualcosa. Anche in questo caso la risposta è: sì.
Il popolo di Israele è riuscito a raggiungere la Terra Promessa.
Ricordiamo solo velocemente che per arrivarci si è dovuti passare per sette(7) anni di vacche magre, quattrocento(400) anni di schiavitù in Egitto, quaranta(40) anni di vagabondaggi nel deserto, durante i quali ricordiamo veniva fornito come alimento la manna, nota per le sue doti lassative.
E questo per aver obbedito al Simpaticone? Per aver accettato di fare il sacrificio? Per non aver fatto nulla di male e aver agito per assecondare una paranoia di Dio?
Anche perchè poi sul lunghissimo periodo le cose sono andate di bene in meglio: esilio babilonese, dominazione persiana, dominazione macedone, dominazione romana e diaspora. Poi guardando ancora più in là, come conseguenze ulteriori: crociate, caccie alle streghe, oscurantismo scientifico, pogrom e persecuzioni antisemite diffuse e generalizzate per tutto il mondo occidentale.
Però alla fine, ora, avete di nuovo uno stato di Israele in pace, eh?

Yay.

Ragazzi avete visto che nel complesso fare da vittima sacrificale serve? Si lo so, non si sceglie di diventare vittima. Ma voi e tutti quelli come voi che si fanno carico attraverso il proprio dolore di facilitare la vita di chi sta loro attorno, sia essi stiano assecondando paranoie folli condite da deliri di onnipotenza, sia essi stiano fondando il proprio agire su un fondamentale atto di violenza che prima o poi si ritorcerà loro contro, siate fieri e orgogliosi.

La nostra società e i rapporti umani poggiano le fondamenta su una pila di vittime che è strano non si senta ancora la puzza dei cadaveri.

Voi siete i pilastri su cui si reggono le nostre più traballanti costruzioni.

E io vi ammiro.

Grazie.

Un saluto e un abbraccio a tutti e due, Ifigenia e Isacco,

Valentino



As Your Life In Hell

Nessun commento:

Posta un commento